Riaprono le catture dei richiami vivi in Friuli dopo 14 anni. Il provvedimento emanato dall’Esecutivo regionale, con alla guida il Presidente Debora Serracchiani (PD), recita cosi: “Atteso che allo stato attuale gli allevamenti presenti in regione, con riferimento alle specie merlo, cesena, tordo bottaccio e tordo sassello e utilizzate come richiamo vivo, non risultano in grado di soddisfare la richiesta proveniente dai soggetti esercitanti l’attività venatoria con conseguente possibile ricorso, da parte di questi ultimi, ad individui di cattura”. Nel Friuli Venezia Giulia infatti, caso unico in Italia, tutti i cacciatori possono alternativamente praticare il prelievo venatorio alla migratoria con i richiami vivi e dedicarsi ad altre attività di caccia. La norma nazionale, alla quale la Regione non si è mai adeguata, prevede invece l’opzione obbligatoria. Il comma 5 dell’art. 12 legge 157/92 afferma: “ fatto salvo l’esercizio venatorio con l’arco o con il falco, l’esercizio venatorio stesso può essere praticato in via esclusiva in una delle seguenti forme: a) vagante in zona Alpi; b) da appostamento fisso; c)nell’insieme delle altre forme di attività venatoria consentite dalla presente legge e praticate nel rimanente territorio destinato all’attività venatoria programmata”. Ma non è di questo che ci vogliamo occupare. La notizia è che in Friuli hanno subito applicato la norma delle catture dopo che il 4 agosto scorso vi era stato l’atto da parte del Ministro Galletti. In Friuli sono circa 9000 i cacciatori da appostamento fisso per la migratoria che da oggi potranno tirare un sospiro di sollievo grazie a questo atto che consente la riapertura dei “roccoli”. L’apertura delle catture in Friuli è stata possibile a quanto pare grazie al parere favorevole dell’Istituito Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA). M5Stelle sul piede di guerra.
Fonte : Il Gazzettino di UDINE